Viva Las Vengeance è l'ultimo album della già famosa band Panic! At The Disco, conosciuta…

3.
Carrie Soto is back, di Taylor Jenkins Reid
4.
Arcane II
“Every match you play, you are one match closer to becoming the greatest tennis player the world has ever seen. You were not born that person. You were born to become that person.”
Carrie Soto è la tennista con il maggior numero di Slams al mondo, questo finché, anni dopo il suo ritiro dal tennis, si fa avanti Nicki Chan, una nuova, giovane tennista che mette a rischio il suo record. Carrie dunque decide di tornare in campo per difendere il suo record, allenata da suo padre, ma i problemi si presentano quando tutti i giocatori si rifiutano di allenarsi con lei. Carrie era infatti nota come la Battle Axe, una donna fredda e spietata, con cui solo Bowe Huntley, vecchia fiamma finita in fumo di Carrie, decide di allenarsi, anche lui intento a scendere in campo per i suoi ultimi tornei prima del ritiro.
“We live in a world where exceptional women have to sit around waiting for mediocre men.”
Il libro esplora in particolare le esperienze delle donne nel mondo dello sport, della pubblicità e dei pettegolezzi. Da Carrie, che viene dipinta dalla stampa come spietata e viene presa di mira per le sue passate relazioni sessuali, a Nicky, che invece viene privilegiata dagli sponsor ma soffre di stereotipi razzisti e misogini, le donne di questo libro combattono con un mondo che non è fatto per loro. Com’è solito nei libri della Jenkins Reid, tutti i personaggi, e in particolare le donne, hanno una caratterizzazione reale e diversificata, e con grande tatto, come nel suo altro romanzo I Sette Mariti di Evelyn Hugo, l’identità culturale della protagonista viene messa in luce anche se non gioca un ruolo principale nella vicenda.
“Falling in love is really quite simple. You want to know the secret? It’s the same thing we are all doing about life every single day. Forget there’s an ending.”
La storia d’amore tra i due protagonisti, seppur non centrale nella vicenda, ha un peso sul cambiamento attraverso cui i due passano nel corso del romanzo. La personalità distaccata e la fredda decisione di Carrie e il cuore tenero e la perseveranza di Bowe si scontrano ma allo stesso tempo si intrecciano in una storia senza grossi colpi di scena, ma che scorre naturale. Il rapporto tra i due non solo si fa romantico, ma permette ad entrambi di realizzare cosa non va nel loro approccio allo sport e alla vita e di migliorarsi l’un l’altro.
“This is what made Bowe such a compelling player his whole career – whether he won or lost. Back in the eighties, even when he was yelling at the umpire – maybe especially when he was – you knew you were watching a man throw his heart onto the court.”
Il personaggio di Bowe Huntley è particolarmente interessante. Bowe è una vecchia fiamma di Carrie, con cui ha avuto un rapporto occasionale ma che poi non ha più richiamato, sospettando che lei non fosse interessata. Inizialmente viene presentato come un giocatore spavaldo, quasi sbruffone, e Carrie ricorda i suoi problemi di alcol che l’hanno condotto a litigate con gli arbitri e discordie con gli altri giocatori. Ma con l’avanzare del libro, Bowe si rivela una persona diversa, l’emblema del cambiamento positivo: disintossicato dall’alcol, con una nuova mentalità per quanto riguarda i suoi scatti di rabbia e le sue insicurezze, mostra a Carrie che parte dell’amore del pubblico, che verso lei è così restio, deriva anche dalla sua personalità frizzante ed estroversa.
“I don’t say what I’m thinking. You’re all I have.”
Infine, un altro aspetto fondamentale del romanzo è la famiglia. Carrie, orfana di madre, ha un legame altalenante ma stretto con suo padre, che nel corso della sua vita è stato il suo manager e il suo allenatore. Nonostante le loro discordie durante la giovinezza di Carrie, quando la tennista decide di fare ritorno in campo, suo padre è al suo fianco, e in un drammatico finale Carrie è in grado di vedere il gioco del tennis per come lo vede lui: un gioco di bellezza, grazia e forza, piuttosto che una serie di anonime vittorie.
“And now I’m going to shoot an arrow right into your heel so I can say I was the one who finally took down Achilles.”
In conclusione, devo dire che io non so nulla di tennis. E neanche mi interessa più di tanto, né conosco i termini specifici dello sport. Nonostante ciò, questo romanzo è stato sensazionale, mi ha tenuta incollata alle pagine per giorni e alla fine ha solo riconfermato l’opinione più che positiva che avevo dell’autrice. Perciò, che siate appassionati di tennis o no, è una lettura che vi consiglio caldamente.
Letizia
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