Le tue conoscenze geografiche, politiche, storiche (e sicuramente molte altre) sono pressoché nulle?

Pensi di aver mascherato il tuo mero disinteresse per queste materie con il “costume dell’incapacità”, crogiolandoti da anni in questo brodo di scusanti?

Ne sei consapevole?

Se la risposta è affermativa (ma anche se non lo fosse) in quanto essere umano, dovresti concederti sempre la possibilità di conoscere, di sapere e di andare oltre.

In poche parole SAI DI NON SAPERE.

 

Comunque il punto è: carissimi compagni ignoranti (ma non del tutto), c’è speranza anche per noi!

Fortunatamente per imparare non esistono solo i libri di storia, i video-riassunto-così-faccio-prima su Youtube e i documentari di Alberto Angela (paladino contemporaneo della conoscenza a quanto pare).

C’è chi al mondo, penso anche inconsapevolmente, ha offerto “strumenti” molto inusuali (soprattutto a noi non intenditori) per approcciarsi a contesti culturali di un certo spessore.

E alla fine è di uno di questi strumenti che volevo scrivere.

Di un fumetto. (o graphic novel ma l’essenza quella è).

Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, in “Kobane calling”, tratta di un tema molto ampio e complesso, etichettabile con il termine “questione mediorientale”. L’autore descrive i suoi viaggi in quella terra di nessuno (Kurdistan) che si incastra tra Turchia, Iraq, Siria e Iran, per incontrare i giovani (uomini e donne) del PKK che si battono per difendersi dalla Turchia da una parte e dall’Isis dall’altra. Territori che i curdi stanno anche provando a riorganizzare e governare seguendo principi progressisti su emancipazione femminile, libertà religiosa e tutela dell’ambiente. (Quest’opera non è da prendere come un reportage giornalistico, ma piuttosto come un diario di bordo ecco).

Non c’è molto altro da dire, anzi, c’è solo moltissimo da fare. Questo fumetto, per quanto possa apparire banale o “leggero”, ti obbliga letteralmente ad uscire dalla tua realtà, quella che spesso consideriamo essere l’unica possibile.

Quello che più mi ha colpito è proprio questo: una storia che parla di una difficoltà condivisa, qualcosa che riguarda profondamente il nostro mondo e il nostro modo di (non) entrare in contatto con chi non vi appartiene.

Quelli che noi ogni giorno consideriamo dei veri e propri problemi vitali e irrisolvibili, in altri contesti nemmeno esistono o comunque sono niente, ma proprio niente in confronto.

Non dico che bisognerebbe farsi carico di tutti i mali del mondo, ma come minimo prendere atto della loro esistenza e se è possibile fare qualcosa, seppur di piccolissimo.

E allora, già che ci siamo, perchè non farlo con un tocco di ironia?

E’ proprio quello che Zerocalcare fa, o ancora meglio disegna.

Vi assicuro che questo fumetto (come molti altri) è un ottimo amico, e non vi pentirete del tempo a lui dedicato.

E alla fine di questo articolo c’è solo un consiglio che mi sento di condividere:

Se non sai cogliere l’ironia, piantala.

Evelyn De Giorgi

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