Quella di Uniradio Cesena è una storia iniziata nel 2010, si narra in uno dei tipici pomeriggi freddi e nebbiosi del panorama cesenate. Ma quel pomeriggio assieme alla nebbia c’era dell’altro che circolava nell’aria: un gruppo di universitari, qualche sogno nel cassetto, l’entusiasmo dei vent’anni, la voglia di mettersi in gioco. Un mix esplosivo, dal quale è nata un’idea, poi un progetto e, infine, una realtà: la prima web radio universitaria di Cesena, voluta e sostenuta dalle associazioni studentesche universitarie Analysis (Psicologia), A.St.I.Ce (Ingegneria), MyS.T.A. (Agraria), SPAZI (Architettura) e S.P.R.I.TE (Informatica), e realizzata in collaborazione con il polo didattico-scientifico di Cesena.

Si sa, quando una cosa inizia non sai mai come andrà a finire. Oggi, 6 anni dopo e migliaia di canzoni passate, possiamo dire che Uniradio ci voleva proprio. Con la sua musica, con il suo stile, con la sua voglia di dare un tocco di colore a questi insistenti  pomeriggi nebbiosi cesenati, con la sua idea di mescolare intrattenimento e qualità, divertimento e impegno sociale: una linea di pensiero e di azione alla quale hanno contribuito tutte le voci on air che si sono succedute in questi anni.

Voci diverse, ognuna con la propria inflessione dialettale, ognuna con il proprio timbro vocale, ognuna narratrice di una storia personale unica, ma tutte legate dall’appartenenza a questa nuova famiglia di “fuori di testa”: pare che sia proprio così che amano definirsi. Fuori di testa = persone al di fuori della normalità e della ragionevolezza, non male come slogan rappresentativo. D’altronde, come affermava una nota campagna pubblicitaria, “le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono quelle che lo fanno davvero”.

La prima volta che ho messo piede nella “palazzina dell’ex macello” ho percepito subito la follia: una dose incredibile di energia e di voglia di fare straripava da quella stanza di registrazione al piano di sopra, piccola di dimensioni, ma chiaramente colma di storie e di avventure di ogni tipo. E se c’è una costante che ho rilevato nell’ascoltare le testimonianze di chi ha fatto questa breve ma intensa storia di Uniradio è proprio il forte senso di vita (inteso letteralmente come “sentirsi vivi”) che inevitabilmente ti contagia e poi ti travolge quando hai a che fare con la grande famiglia di Uniradio, sia che tu l’abbia scelta consapevolmente sia che loro abbiano scelto te.

E allora, forzando la “pateticità” di  ognuno, ho cercato di raccogliere alcuni di questi pezzi di vite diverse, di storie parallele, di origini diametralmente opposte, che per caso o per abili piani del destino si sono incontrate nella palazzina, mettendo su quella famiglia “dove ognuno può dare qualcosa, anche se non sa fare niente”: “Uniradio è uno dei più grandi progetti della mia vita, che mi riempie sempre il cuore di orgoglio. Ho visto sia me stesso che decine di persone cambiare e crescere all’interno di quegli studi. Il confronto quotidiano all’interno di una realtà di studenti e lavoratori, quasi tutti under-30, provenienti da tutte le parti d’Italia, è un’occasione unica per mettersi alla prova ed imparare ad integrarsi con gli altri. È questa la cosa più preziosa di Uniradio: il lavoro di squadra per la squadra”. E’ così che si è confessato Cristian Trovato, tra gli iniziatori di quest’avventura, primo station manager e, anche se ormai a migliaia di chilometri di distanza, fan appassionato di Uniradio, oggi e per sempre.

Andrea Baldrati, erede al trono di Cristian come station manager, ha messo da parte il cinismo da avvocato e ha ammesso che non può non essere sentimentale quando parla di Uniradio: “Uniradio prima è stata l’espressione della mia passione per la musica, poi è stata una sfida per capire quali erano i miei talenti e come applicarli”. (Appello tra le righe: vorrebbe non essere più confinato a caso isolato di fighettismo cesenate – a quanto pare su questo Uniradio sa essere testarda!).

La famiglia di Uniradio è affollatissima e riportare le voci di tutti mi è sembrata una Mission Impossible. Ma immagino che tutti saranno lì a rispecchiarsi nelle parole di Niki Zincarelli, ormai veterano di Uniradio, che fanno emozionare anche chi, come me, di vita da speaker radiofonico ne sa ben poco: “ La prima volta non si scorda mai, anche se a piccole dosi si ripete sempre. Parlo di quando premi quel tasto con la scritta “mute” e senti la tua voce in cuffia. Quella voce che ti sembra bruttissima ma che sarà il tuo biglietto da visita: chi ti ascolterà assocerà quella voce al tuo viso, immaginerà i tuoi gesti e come sei fatto. Tutta l’ansia e la responsabilità di quello che dirai ti salta addosso e permane almeno per la prima mezz’ora. È stato così quando sono andato in onda la prima volta. Fortuna non ero solo. Da noi, ad Uniradio, non si è mai soli! Dal primo momento che entri in quella palazzina sai di essere con altra gente che come te condivide quella passione e per questo sai di essere tra amici. Ti supporti e ti sopporti per il bene del tuo programma e della radio stessa!”.

E ancora: “Uniradio è la cosa più bella che si possa fare a Cesena”, è la sentenza super sentimentale di Danilo Buonora, ex station manager ma anche tante tante altre cose. “ A volte ci siamo chiesti a cosa ci serve. La risposta è e sarà sempre una sola: a stare bene, alla costruzione della mia effimera felicità. Anche solo stare lì, scambiare due chiacchiere con chi passava, chi per il proprio programma chi per esprimere un’idea o chiedere qualcosa, solo questo mi faceva sentire realizzato e orgoglioso di me stesso, in modo davvero imprevedibile. Tutto questo non finirà”.

Si sa, ai compleanni è tradizione esprimere un desiderio, ma noi di casa Uniradio odiamo essere banali e prevedibili, per cui spegnendo le candeline ci limitiamo a ripetere questa promessa, a voi e a noi stessi: tutto questo non finirà.

Laura De Riso

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