La città di Cesena quest’anno ospita un progetto molto interessante, ovvero “ARCHETHICS”, di cui si…

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Per un’anarchismo epistemologico: ovvero una critica del metodo
Tutte le metodologie hanno i loro limiti di applicazione e l’unica “regola” che sopravvive è “qualsiasi cosa può andar bene“.
Paul K. Feyerabend (1924-1994) è stato un filosofo, scienziato e pensatore austriaco fra i più influenti nella storia del XX secolo. Deve la sua fama internazionale alla scrittura del libro Contro il metodo (1975) che ha rivoluzionato la filosofia della scienza, occupandosi tra le altre cose dei rapporti che intercorrono tra scienza, etica e politica. Nel corso di questo articolo cercherò di argomentare in favore della sua tesi epistemologica “anarco-dadaista” come lui definiva, e spiegare alcuni concetti chiave della sua filosofia.
Feyerabend è un attento studioso come Thomas Kuhn della storia della scienza e conosce in maniera approfondita anche i valori di sfondo e i presupposti metafisici dei più grandi pensatori e scienziati nel corso della storia: Aristotele, Copernico, Bacone, Keplero, Galileo, Newton e altri. Feyerabend critica il pensiero empirista puro di derivazione magico-alchemica, secondo Aristotele: “l’esperienza è ciò che percepiamo in circostanze normali, quando i nostri sensi funzionano a dovere e che poi descriviamo in un idioma familiare a tutti”. Questa concezione presuppone l’armonia dell’universo e la sintonia tra l’uomo e quest’ultimo. Lo stesso Galileo non dubitava che esistesse un’armonia nell’universo, ma sospettava che questa non possa aiutarci a scoprire le leggi fondamentali del mondo in cui viviamo. Feyrabend vuole qui sostenere che è stata una modificazione delle condizioni limite ad hoc a cui si deve un cambiamento radicale della dinamica della spiegazione dei moti celesti e non a un profondo e complicato lavoro sperimentale. Inoltre viene rotto il legame stretto tra osservazione e teoria di radice aristotelica. Galileo ribalta quindi la procedura: parte da fatti, congetture plausibili, aggiunge altri fatti e fa appello al buon senso del lettore affinché la conclusione che la dottrina copernicana sia valida e accettabile.
Con questa disamina storica l’empirismo puro sembra definitivamente essere contradetto dall’evidenza, inoltre nè Galileo, nè Newton, nè Keplero fanno ricorso a un metodo univoco e ben definito. Essi sono degli eclettici, degli opportunisti metodologici. Ed ecco che arriviamo al famoso principio che la scienza sembra avere seguito fino ad oggi: anything goes. Questo è quello che viene definito come anarchismo metodologico. Il tutto va bene, come metodo ha appunto la capacità di produrre in linea possibile dei risultati. Con la rivoluzione scientifica del XX secolo ovvero la relatività e la teoria dei quanti ci si è accorti che teorie che hanno grande successo possono essere interamente sbagliate e quindi che potrebbe essere necessario sostituire i concetti fondamentali di quella teoria e non solo una costante o una legge marginale. Come Kuhn, Feyerabend si propone di avviare una rivoluzione radicale all’interno della filosofia della scienza, mettendo in discussione il senso comune dello scienziato e dell’accademico di professione.
Alla luce del pensiero kuhniano resto convinta del fatto che essere anti-realisti scientifici sia una posizione tutt’altro che irrazionale e senza fondamento, forse l’eccessivo positivismo contemporaneo ci ha portati a dimenticare i fattori sociali, psicologici e sociologici che influenzano un cambio di paradigma. Resta tuttavia il dubbio generato dal principale argomento di supporto per i realisti scientifici il no-miracles argument, formulato da Hilary Putnam il quale sostiene che la scienza finora ha funzionato e ha prodotto risultati perchè ha un riferimennto forte nella realtà osservativa e non, e produce verità. Probabilmente Feyerabend obietterebbe su questo argomento sostenendo il tutto va bene menzionato prima, criticando sia la parte epistemica del realismo scientifico quanto quella metafisica. Max Born disse che più che risultati di specifici esperimenti e calcoli fisico-matematici gli sono sempre interessate le implicazioni filosofiche, non ci può essere aggiungo io, fisica senza metafisica poichè essa è anche sempre, e implica la metafisica.
La scienza si arricchisce sempre di metodi e risultati non scientifici, mentre le procedure che spesso sono considerate parti essenziali (derivazione dei fatti, falsificazione tramite l’esperienza, aumento istantaneo o graduale del sapere e così via) vengono tranquillamente sospese o aggirate. Un esempio che Feyerabend porta è quello della rinascita della medicina tradizionale cinese nella Cina comunista. Quando negli anni Cinquanta i comunisti obbligarono gli ospedali e le scuole di medicina a insegnare le idee e i metodi contenuti nel Manuale di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo, molti esperti occidentali predissero la caduta della medicina cinese. Accadde esattamente il contrario, generando nuovi saperi medici anche per gli occidentali. In conclusione nel problema della demarcazione fra scienza e non scienza, si scopre che essa non solo è artificiale ma anche dannosa per il progresso della conoscenza.
Extra scientiam nulla salus, la tesi secondo cui non c’è altra conoscenza valida al di fuori della scienza, per Feyerabend non è altro che una bella favola che ci raccontiamo. Questo articolo non vuole avere la presunzione di essere un resoconto fedele o approfondito del pensiero di Feyarbend nè tantomeno della storia della scienza, tuttavia da profana quale sono spero di aver suscitato interesse nel mio lettore per questi argomenti.
Gaia Fusconi
Bibliografia essenziale:
Conoscenza e libertà scritti anarco-dadaisti, Paul K. Feyerabend, Elèuthera, 2024
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