filosofia della scienza
1. Per un’anarchismo epistemologico: ovvero una critica del metodo
2. L’ordine geometrico di tutte le cose: l’ontologia di Spinoza

L’Etica richiede lettori non pigri, discretamente dotati e soprattutto che abbiano molto tempo a loro disposizione. Se le si concede tutto questo, in cambio offre molto di più di quello che si può ragionevolmente attendere da un libro: svela l’enigma di questa nostra vita, e indica la via della felicità, due doni che nessuno può disprezzare
Giorgio Colli

Baruch de Spinoza (chiamato anche Bento o Benedictus in latino) nasce nel 1632 ad Amsterdam e muore di tisi nel 1677 all’Aja. Fra i più importanti e rivoluzionari pensatori del suo tempo, ricordiamo le sue opere più note: Trattato sull’emendazione dell’intelletto composto tra il 1657 e il 1658, Ethica ordine geometrico demostranda pubblicata nel 1674 e il Trattato Teologico-politico pubblicato nel 1670.

Quasi tutte le opere di Spinoza sono state scritte in forma anonima o sotto pseudonimi per sfuggire alla censura del governo autoritario olandese, ben presto il filosofo venne scomunicato a vita nel 1656 (Cherem) da tutto il popolo d’Israele che avrà ripercussioni sulla vita lavorativa oltre che spirituale, Spinoza infatti vivrà una vita tutt’altro che agiata e si occuperà della molatura delle lenti per un periodo, rifiutando anche una cattedra universitaria. Spesso è stato accusato di ateismo, materialismo e immoralismo e la sua Ethica sarà inserita all’indice dei Libri Proibiti dalla Chiesa Cattolica.

Cercherò di introdurre il suo pensiero a chi non conosce il filosofo olandese e spero di suscitare l’interesse anche di un lettore più esperto in materia. Una volta Henri Bergson un filosofo contemporaneo, scrisse che ogni filosofo possiede almeno due filosofie, la sua e quella di Spinoza. Ogni filosofo è in questo senso “spinozista” perché si vuole liberare da ciò che è transeunte e mortale e vivere sotta la specie dell’eternità.

Tutta la l’ontologia spinoziana si basa su due grandi pretese: da un lato essa persegue lo smantellamento di tutte quelle dottrine metafisiche o teologiche di natura antropocentrica, cioè che concepiscono Dio secondo l’immagine umana, e quindi la destituzione dell’uomo da figura centrale poiché nella sua filosofia il vero oggetto ma anche soggetto è Dio sostanza unica e assoluta.

La seconda pretesa è quella di avere una concezione salvifica del conoscere, proprio perché ogni cosa viene ad assumere il carattere di necessario ed eterno, si giunge alla salvezza cioè la felicità dell’uomo saggio. Essa sta appunto nel riconoscere che ogni cosa ha di per sé un valore eterno. L’idea che il pensiero umano sia chiamato a una conversione alla filosofia viene così descritto da Spinoza: “Dopo che l’esperienza mi ebbe insegnato che tutte le cose che frequentemente si incontrano nella vita comune sono vane e futili, e quando vidi che tutti i beni che temevo di perdere e tutti i mali che temevo di ricevere non avevano in sé nulla di male o bene, se non in quanto l’animo era turbato decisi infine di ricercare se si desse qualcosa che fosse un bene vero e condivisibile, e dal quale soltanto, respinti tutti gli altri, l’animo fosse affetto; anzi se esistesse qualcosa grazie al quale, una volta scoperto e acquisito, godessi in eterno una gioia continua e suprema.” In questo passo Spinoza riassume cosa per lui è il vero bene sommo: amare un qualcosa di eterno e infinito ovvero Dio.

Dunque, si tratta di emendare l’intelletto cioè di purificarlo tramite un metodo, che porti l’unione della mente con tutta la natura. A questo punto date opportune premesse, si può giungere al cuore dell’ontologia spinoziana cioè Dio stesso. In un breve scritto datato 1661 Dio viene descritto come: “un essere del quale viene affermato tutto, cioè infiniti attributi, ciascuno dei quali infinitamente perfetto nel suo genere” questo significa che solo ed esclusivamente Dio può essere sostanza e non ne potranno mai esistere due, e la conseguenza diretta di ciò ancora più radicale è che Dio non è più creatore delle cose finite perchè semplicemente queste sono “modi” della sostanza. Detta altrimenti, non v’è più una differenza sostanziale tra Dio e il mondo (panteismo), poichè la sostanza divina coincide con il tutto della natura. Non si tratta nè di finalismo, nè di vitalismo bensì di un rigoroso meccanicismo.

Spinoza si propone dunque di spiegare con un ordine geometrico l’esistenza di Dio, per farlo ricorre a definizioni, proposizioni, assiomi, scolii e dimostrazioni. Come gli Elementi di Euclide, il filosofo olandese parte da definizioni e assiomi che sono veri di per sè per giungere a proposizioni derivate da questi ultimi in maniera deduttiva, con l’aggiunta di corollari e dimostrazioni. L’Etica comincia con la definizione I. di causa sui: “Intendo per causa di sè ciò la cui essenza implica l’esistenza, ossia ciò cui la natura non si può concepire se non come esistente” ancora una volta si parla di Dio, che viene descritto nella def. VI. come: “Intendo per Dio un essere assolutamente infinito, cioè, una sostanza costituita da un’ infinità di attributi, ciascuno dei quali esprime un’ essenza eterna ed infinita” e ancora nella def. III: “Intendo per sostanza ciò che è in sè e per sè si concepisce: vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa del quale esso debba essere formato” date queste definizioni e dati altri assiomi si giunge a spiegare razionalmente Dio e si arriva alla famosa formula Deus sive natura.

L’ontologia di Spinoza si basa sulla coincidenza fra Dio, l’essere e la totalità della natura ogni possibile trascendenza del divino viene quindi negata esse è una causa immanente della realtà (causa ed effetto coincidono) per intendere questo concetto egli utilizza i termini natura naturante e natura naturata, intendendo con la prima “Dio considerato come causa libera” e con la seconda “tutto ciò che segue dalla necessità della natura di Dio” [Ethica, I, prop. XXIX, scolio]. Spinoza si spinge oltre criticando il concetto scolastico di essenza cioè la totalità delle parti che costituiscono l’ente, l’essenza per Spinoza di ogni cosa è lo sforzo a perseverare il suo proprio essere (il conatus) e quindi non più le qualità ma meglio, la relazione dinamica e strutturale che intercorre tra di esse, in altre parole nell’essere e agire che le parti conservano tra di loro.

L’ontologia degli enti è dunque quella della ripetizione della sostanza immanente sussunta in Dio. La ripetizione non avviene mai nell’identità anche se avviene in un preciso ordine causale tuttavia i corpi mantengono un principio di composizione costante, quello che si ripete è la legge universale della natura. Non a caso egli scrive un’Etica non una metafisica, poichè sostanzialmente vuole trasmetterci quello che è per lui il modo di vivere in armonia con il tutto della natura. Un giorno magari, potrò anche io definirmi spinoziana.

Gaia

Bibliografia essenziale:
Etica, Bendetto Spinoza, Bompiani, 2017
Trattato Teologico-Politico, Baruch Spinoza, Einauidi, 2022
Spinoza Filosofia pratica, Gilles Deleuze, Orthotes, 2019

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su