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La città di Cesena quest’anno ospita un progetto molto interessante, ovvero “ARCHETHICS”, di cui si è tenuto un incontro generale il 29 novembre e a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare anche noi.
Archethics è un progetto europeo che mira a valorizzare e rigenerare in chiave turistica e culturale il patrimonio architettonico “dissonante”; con il termine “dissonante” si fa riferimento ad un elemento culturale che può portare ad appunto dissonanze a livello di opinione e pensiero, in quanto collegato a periodi e ad accadimenti storici controversi per il contesto attuale. Cesena sotto questo punto di vista ha a disposizione vari edifici, che rientrano in questa categoria, come poi vedremo.
Cesena ha maturato una buona esperienza nel programma europeo URBACT, (programma nato con lo scopo di promuovere lo sviluppo urbano sostenibile anche tramite la collaborazione e lo scambio di conoscenze tra varie città europee) motivo per cui è stato deciso di iniziare questo progetto; inoltre, la giunta ha vinto la partecipazione a questo programma per il quarto anno di fila, quest’anno con un doppio progetto.
Perché è stato scelto proprio questo tema? Archethics è l’acronimo di architettura, etica, storia e persona. La volontà è quella di ragionare sul passato, cosa che è stata fatta già dall’anno scorso, dopo l’adesione ad Atrium.
Atrium, che sta per “Architettura dei Regimi Totalitari nella Memoria Urbana Europea” e che ha la propria sede a Forlì, è un itinerario turistico e culturale nonché un progetto che è nato con l’intento di indagare le funzioni originarie, le qualità architettoniche, le implicazioni storiche e socio-politiche di architetture sorte nelle epoche dei regimi totalitari; infatti, riprendendo il concetto citato all’inizio, l’architettura “dissonante” rappresenta un contrasto tra gruppi socio-culturali diversi (per esempio il progetto coinvolge architettura in Portogallo appartenente al periodo della conquista araba dei territori) o di uno stesso gruppo i cui valori cambiano in modo drammatico nel corso del tempo.
Questo è un tema importante anche a livello europeo, come dimostra l’Urban Agenda, la quale oltre a promuovere la cooperazione tra Stati membri, fornisce anche delle indicazioni sui patrimoni dissonanti, sugli obiettivi di tali progetti e indentifica i capisaldi dello sviluppo urbano sostenibile. Cesena, insieme ad altre 8 città europee, fa parte di questo progetto e ha come obiettivo ragionare su questi luoghi, che spesso sono molto connotati e che quindi fanno capire molto bene che tipo di passato abbiano, e fare in modo che facciano parte dei luoghi di sviluppo della città e che siano integrati nella comunità.
Per provare a fare ciò, l’anno scorso c’è stata l’adesione ad Atrium, come citato precedentemente, con l’intenzione di costruire degli itinerari sempre seguendo il tema della sostenibilità e della sensibilizzazione su questi luoghi, insieme poi al tentativo di farli rivivere.
A cesena c’è una mappatura, iniziata proprio con il progetto Atrium e a cura anche della facoltà di architettura di Bologna, degli edifici del patrimonio dissonante, edifici che sono stati costruiti nel periodo del ventennio fascista, e di cui pochi sanno l’esistenza o la loro storia, soprattutto perché molti di questi edifici sono stati rifunzionalizzati per altri scopi o perché sono in stato di degrado, come l’ex dopolavoro dello zuccherificio; quindi si aprono molte possibilità d’azione e di progettualità per quest’ultimi: potrebbero diventare strumenti di conoscenza ed approfondimento e anche un’occasione per ragionare e testare una diversa gestione, anche parziale, di questi edifici attraverso alcune azioni mirate, che vanno sotto il nome di “urbanismo tattico” e incluse nel budget del progetto. In particolare, a Cesena sono stati individuati 5 edifici/luoghi legati al concetto di patrimonio dissonate, essendo edifici nati e sviluppati sotto il periodo del fascismo. In questo progetto i primi 4 edifici sono stati divisi in due aree/ambiti specifici. La prima è l’area del lavoro e dell’economia, in cui rientrano la “Fabbrica Arrigoni” e la “Fiat Antonelli”. La seconda è insieme l’area dell’assistenza e dell’educazione, in cui rientrano invece la “Casa della Madre e del Bambino” e la “Casa dei Balilla”. Il quinto edificio riguarda la tematica della guerra in casa con il “Rifugio antiaereo”.
A livello generale, la sfida di questo progetto è quella della valorizzazione del patrimonio, in modo che non rimanga o diventi un patrimonio divisivo per la comunità, ma che anzi generi delle pratiche urbane sostenibili e che possa diventare un laboratorio per la comunità, sempre con lo scopo di contribuire all’educazione e alla costruzione della democrazia, insegnando e trasmettendo alle generazioni future un approccio critico alla cultura, alla storia e alla politica evitando pregiudizi, errori di interpretazione e false revisioni.
Inoltre, questi edifici potrebbero diventare l’occasione per uno sviluppo culturale-turistico su tematiche nuove, usando strumenti innovativi, che diventassero luoghi d’incontro per riflettere e uno specchio per indagare la nostra storia e la memoria collettiva e personale.
Altri progetti potrebbero nascere nel corso dei prossimi incontri (8 incontri dal 2023 al 2025). Per esempio, attualmente mancano attorno alle 8000 abitazioni a prezzi calmierati nella regione Emilia-Romagna e, se un bando si presentasse per convertire questi edifici da simbolo di esclusione, potrebbero trasformarsi in un mezzo di inclusione e venire reintegrati nel tessuto urbano.
E questo aggiunge un punto importante in questo progetto: ci saranno varie fasi e nella parte più avanzata bisognerà cercare fondi; la gran parte di essi proverranno da bandi e offerte al di fuori di Archethics e sarà necessario, all’interno degli incontri, renderli noti o costruirci attorno possibili progetti. In alcuni casi questo potrebbe spingere alcune idee in una fase definitiva prima di quanto aspettato; questo non è comunque un esito inaspettato, ma un’evenienza comune a molte città che entrano in realtà come Archethics o simili ed è un’occasione per ottenere prima gli effetti positivi di questo percorso.
Tra questi obiettivi non bisogna dimenticare quello di garantire una politica di inclusione per ciascun individuo della comunità, a cui si garantisce la facoltà di dare il proprio contributo, le proprie conoscenze e le proprie idee in questo progetto, che è sostanzialmente aperto a tutti.
Per chi vorrà partecipare a questo progetto, ci saranno diversi incontri sparsi nei prossimi due anni e questi incontri avranno come obiettivo costruire il piano d’azione citato precedentemente.
In questo progetto, la collaborazione e la condivisone di pensieri è fondamentale, infatti il piano d’azione è tutto da progettare e costruire insieme. Il percorso costruito insieme è altrettanto importante perché già in occasione degli incontri si raggiunge uno dei risultati del progetto, ovvero la condivisone di conoscenze e la formazione di progetti.
Infine, vi invitiamo ad andare ad informarvi dettagliatamente su questo progetto, qualora ne foste interessati, ed eventualmente farvi avanti per condividere le vostre idee, le vostre opinioni e la vostra conoscenza, dal momento che ogni contributo può aiutare a fare la differenza nella realizzazione dello sviluppo culturale e turistico della città, insieme a tutti gli obiettivi del progetto.
Beatrice
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