Lunedì 9 ottobre è stata la ricorrenza del sessantesimo anniversario della tragedia del Vajont e…
Chi è “la mamma” del 2023?
Innanzitutto è una donna,
Magari bianca,
Magari italiana,
Mettiamoci pure cristiana,
Angelo del focolare 2.0 con lo smartphone che vibra a causa della centottantesima notifica proveniente dal gruppo whatsapp delle mamme: da due giorni si sta svolgendo un’interessantissima discussione.
L’argomento caldo è “quella lì”, “quella lì” di cui si sa poco o nulla tranne che va a prendere Marcolino a scuola con la minigonna e la scollatura in bella vista e…si vocifera, nulla di confermato…che abbia da poco celebrato un’unione civile con un’altra donna, nera, alta, “un po’ mascolina”. L’altro giorno Carmelina, madre fedelissima alle riunioni del comitato genitori ha pronunciato al cospetto delle altre mamme dinnanzi all’ingresso della scuola elementare “Santissimo cuore della Vergine Maria” il termine “Non bainari!1!1!”.
L’espressione ovviamente non è stata chiara per nessuna delle donzelle che credevano l’eretica-nera-alta-un po’ mascolina affiliata a qualche parte oscura o dark Side, che dir si voglia, delle Ferrovie dello Stato. E invece… proprio lì dinanzi all’istituto “Santissimo cuore della Vergine Maria” stava avvenendo la rivoluzione. Chi l’avrebbe mai detto, eppure…
Esistono madri lgbtq+, nere, atee, single, unite civilmente, adottive, che amano fare sesso o che non gli attribuiscono un’importanza vitale.
Esistono madri che lavorano e madri che non lavorano, per scelta o perché qualcuno ha deciso che “o fai figli o lavori”, senza mezze misure.
Esistono madri, come la mamma di Enea, che scelgono la culla per la vita sperando di dare al proprio figlio o alla propria figlia una vita migliore di quella che loro stesse potrebbero offrirgli e gli tocca pure leggere qua e là tra titoli e sottotitoli di articoli di giornale che “hanno abbandonato” il
loro bambino dovendosi sorbire pure i commenti degli haters su Facebook e Instagram che gettano fango su persone e storie che nemmeno conoscono e forse, neanche vogliono conoscere.
Loro, blindati nelle case e dietro al pc non sanno e nemmeno vogliono sapere che la mamma di Enea non è “solo la mamma di Enea” ma potrebbe essere un’amica, una sorella, una vicina di casa che non sa come chiedere aiuto.
Esistono madri divorziate, risposate, in carriera, in politica, in tribunale, dietro la cattedra o dietro le sbarre ad espiare le proprie colpe, magari con i propri bambini di pochi anni al seguito.
E come dimenticare le mamme affidatarie? Coloro che accompagnano un minore per un periodo di tempo nel suo percorso di crescita entrando in punta di piedi e rimanendo in punta di piedi per l’intero viaggio.
Esistono madri che scrivono, che leggono, che viaggiano, che scendono in piazza, un po’ pttane perché invece di stare zitte danno voce pure ad altre donne e mamme come loro che magari di mestiere fanno davvero le pttane, vivono per strada oppure abbandonate in qualche campo Rom
di periferia. Ecco, ditemi, “quelle lì” che hanno gli abiti un po’ sgualciti e il viso olivastro non proprio identico alla Madonna, non sono degne di una ricorrenza, nel 2023?
Claudia Cavagnuolo
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