Chi mi conosce sa bene che non è per niente raro che da un giorno…

Oceans Ate Alaska a Misano Adriatico: i palchi bassi, le band locali e i pantaloni corti.
Domenica scorsa, il 6 Maggio, sono finita in un posto davvero poco raccomandabile, a cui si accede soltanto tramite una stradina sterrata e buia che sconsiglio vivamente a chiunque, soprattutto se a piedi e/o di notte.
Mentre guidavo, cercando di evitare le buche come Tyler Joseph in Tear in My Heart, con davanti a me soltanto la luce dei miei stesi fari, ho capito perché ci fossero non una, ma ben cinque band d’apertura: l’ingresso sarebbe stato alle 19.30, orario in cui con tutta probabilità la stradina sarebbe stata ancora illuminata dalla luce solare.
Misi la freccia a sinistra e, mentre cercavo parcheggio mi si palesarono davanti cinque impavidi ragazzi inglesi (la loro nazionalità si evinceva dal fatto che tutti e cinque avevano già i pantaloncini corti il 6 Maggio) che non temevano il pericolo: gli Oceans Ate Alaska.
“E adesso chi sono questi?” mi chiederai.
Beh, prima di tutto ti ricordo che questa è la rubrica di “musica che non ascolta nessuno” e in second luogo, questo è tutto ciò che devi sapere:
- Vengono da Birmingham, UK
- Fanno Metalcore, con parti in voce pulita non indifferenti
- Hanno cambiato cantante da poco più di un anno
- I loro testi fanno più o meno “shaiahiaihah whaiahaha iahiah” come ogni band Metalcore che si rispetti
- La loro canzone più famosa, Clocks, non è presente in nessuno dei loro due album, ma in un EP sconosciuto ed introvabile
- Il batterista, Chris, suona sempre almeno mezzo concerto senza maglietta e con un paio di boxer con i fenicotteri rosa
- Il bassista, Mike, passa più tempo al tavolo del merchandise che sul palco
- Uno dei chitarristi, Adam, si scusò personalmente con i fan quando non riuscirono a suonare a Pinarella lo scorso Agosto.
Una volta entrata, mi si presentò una situazione interessante: un palco alto circa 50cm, una cinquantina di persone che vagavano per il locale, Mike con i pantaloncini corti dietro il tavolo del merchandise e tre band d’apertura da sentire. “Oddio, cosa ci sono venuta a fare? A me il Metalcore neanche piace” dissi fra me e me.
Mi sedetti su un divanetto e aspettai.
Le prime due band ormai me le ero perse: che peccato.
Iniziarono gli Outer, gruppo di Cesena che mi aveva invitato ai loro eventi su Facebook almeno una quindicina di volte ma a cui non avevo mai avuto il coraggio di andare.
Fantastici.
Seguirono i We Have the Moon, da Bologna.
Fanno “electronicore” e se anche voi vi state chiedendo che cavolo sia, beh, è bello.
Dopo di che i Our Hollow, Our Home, inglesi. Se vi piacciono gli Oceans Ate Alaska, allora vi piacciono anche loro.
Punto bonus: hanno fatto una cover Metalcore di Shape of You di Ed Sheeran niente male.
Gli Oceans Ate Alaska sono stati fantastici come sempre, anche se personalmente non apprezzo troppo i pezzi dell’ultimo album e c’era un tizio davanti a me che pogava in modo strano e mi ha fatto davvero temere per la mia incolumità almeno un paio di volte.
Ma sono riuscita a sopravvivere e sono qui per raccontarlo, quindi se vi capita, vi consiglio di andare assolutamente a sentire i gruppi sconosciuti, locali e non: il biglietto costa poco e dopo il concerto puoi assistere alla scena del batterista che chiede insistentemente al chitarrista, con occhi nocciola da cucciolo abbandonato, se davvero sia finito il Gin.
Sofia Mariani
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