Ogni studente, si trova prima o poi a dover dare risposta a quelle domande che scavano profondi solchi nel suo animo. Domande che spesso ha evitato: cosa sto facendo? Cosa ne sarà di me? E per finire l’ultima e più assillante: C’è vita dopo la laurea?

Tutti quanti, in misura diversa, amiamo (od abbiamo amato n.d.a.) l’ambiente universitario, la possibilità di studiare finalmente ciò che più stuzzica la nostra mente, il condividere spazi comuni con persone provenienti da ambenti e culture diverse, il mettersi alla prova e prendersi finalmente le responsabilità della propria preparazione. Tuttavia, come tutte le cose belle, anche l’università ha una fine. La fine di un percorso di studi che ad oggi lascia molti giovani in uno stato di precarietà ed insicurezza allarmante, non sono poche le persone che una volta terminati gli studi, vagano raminghi per gli uffici di collocamento, in cerca di un posto anche misero, per cominciare a fare esperienza nel mondo del lavoro. Altri decidono di affrontare questo travagliato viaggio navigando in rete, cercando offerte di lavoro in porti esteri europei o anche al di fuori del continente. Il problema della ricerca di un posto di lavoro è reale, colpisce in maniera diversa ma colpisce tutti. Come fare dunque ad affrontare questa nuova vita dopo la laurea?

laureati

La cosa più importante da ricordare è quella di non “svendersi”. Troppi neolaureati si accontentano di lavori sottopagati o vengono attirati in trappole da cooperative ed aziende che offrono contratti al limite dello sfruttamento. Certo il mondo del lavoro oggi non offre contratti faraonici a tutti, quindi accontentarsi è d’obbligo, ma si deve sempre tenere a mente il proprio valore: dato dalle qualifiche acquisite oltre che dal valore umano intrinseco. Ogni persona che sia giovane o avanti con gli anni merita rispetto, e deve pretendere rispetto, se non altro per una questione di orgoglio e amor proprio. Il grande problema del mondo del lavoro, quello che per primo colpisce i neolaureati, è la consapevolezza di essere entrati (loro malgrado) in mezzo ad una vera e propria “Guerra tra Poveri”: un conflitto combattuto ed aspro nel quale si scontrano le dignità delle singole persone e dove a vincere non è quello che meglio fa valere la propria, ma quello che più facilmente riesce a mettersela sotto le scarpe. È avvilente passare negli uffici e nei centri per l’impiego e vedere tanti giovani accettare posti di lavoro e contratti davvero denigranti, ma cosa si può fare al riguardo? Come posso difendermi da questi approfittatori? La soluzione non è né semplice, né agevole.

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E allora..che si fa?

Innanzi tutto si deve partire dal presupposto di tenere in giusta considerazione le proprie capacità e le proprie qualità umane: presentarsi in maniera seria e professionale, rispondere in maniera pacata ma risoluta alle domande di un colloquio, sono atteggiamenti che forse non faranno breccia in diversi ambiti lavorativi, ma di certo renderanno ben chiaro a voi ed ai vostri interlocutori, di che pasta siete fatti. Per quanto sia vero che buona parte delle piccole aziende e soprattutto cooperative cerchino del semplice personale dotato di poco “pensiero indipendente”, è anche vero che esiste una buona fetta di mercato del lavoro che apprezza elementi capaci di risolvere autonomamente i problemi, soprattutto se essi si dimostrano determinati e poliedrici. In secondo luogo bisogna individuare l’ambito lavorativo che più rispecchia le proprie competenze, ovviamente non sempre si riuscirà a trovare un lavoro che calza a pennello col proprio titolo di studi, per questo in diversi casi ci si dovrà accontentare di ciò che passa il convento. Con questo non si vuol dire di accettare qualsiasi lavoro, ma di trovare il lavoro che più rispecchia le proprie capacità fra quelli disponibili. Terzo ed ultimo punto: prestare la massima attenzione sia nella stesura del proprio CV (curriculum vitae) sia nella lettura delle proposte di contratto. Molti studenti non sanno redigere un curriculum, in parte perché alla prima esperienza lavorativa, in parte perché non ne hanno mai visto uno o non sanno cosa sia. Il CV è un documento molto importante, è la propria carta d’identità del mondo del lavoro, al suo interno tutto deve essere chiaro e ben precisato, ma non deve neanche essere prolisso e pieno di parole complicate. Allo stesso modo bisogna prestare attenzione ai contratti, questo perché di forme contrattuali ce ne sono molte (troppe) ed anche perché in molte di queste sono contenute piccole irregolarità. L’aiuto di un amico o comunque di un consulente è consigliato, se non altro per capire alcune voci e termini del documento contrattuale.

Seppur brevemente si è cercato di fare un quadro generale e dare qualche consiglio a chi si avvicina e si avvicinerà in futuro al mondo del lavoro, sperando di essere stati utili in questo piccolo articolo vi salutiamo e vi auguriamo buono studio tanti auguri per il vostro futuro.

Tommaso Tafani    

Tratto da UniMagazine, Marzo 2016, n. 1.

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