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Noi di UniRadio abbiamo avuto il piacere di intervistare Filippo Caccamo, il re della comicità sulla vita universitaria. Abbiamo parlato di moltissimi argomenti, ci ha fornito moltissimi consigli e dato delle anticipazioni sul suo nuovo spettacolo. Ecco l’intervista completa:
UniRadio: Ciao Filippo! Come hai iniziato a fare video sul mondo dell’università?
Filippo Caccamo: Ciao UniRadio! Quando ho iniziato a fare video inizialmente trattavo di temi molto lontani dal mondo dell’università, ma poi ho notato che effettivamente sul web non c’era nessuno che si fosse imbattuto nell’arduo compito di dare voce al mondo degli universitari. Trovavo molti video sul copiare durante le verifiche, sull’atmosfera in classe e su altre cose di questo genere, insomma riguardanti i liceali. I primissimi video che ho fatto erano molto brevi, trattavo della facoltà di Scienze Politiche. Insomma ho iniziato proprio per una mancanza di una persona che desse voce ad una realtà centrale nella mia vita, così come nella vita di tanti altri ragazzi.
U: Guardando i tuoi video, spicca la tua precisione nel definire lo studente tipo di ogni facoltà. Come fai ad essere così preciso e a centrare sempre le caratteristiche di ciascuno, pur non essendo della tua facoltà?

FC: Io vi ascolto molto, quindi prima di creare un video, metto una storia su Instagram e cerco di sondare un po’ il terreno. Chiedo sempre com’è la facoltà per chi la frequenta, quali sono i maggiori problemi e l’aria che si respira quotidianamente. Insomma, i miei video nascono principalmente dalle risposte che mi date voi. Dopodiché inizio a metterci del mio; infatti lo sketch e le battute sono frutto della mia invettiva. Mi fa piacere che piaccia perché è un lavoro che faccio con molta passione e dedizione. Però, ecco non crediate che io conosca tutti i tipi di studenti esistenti, perché in realtà io lavoro raccogliendo dati da chi effettivamente è inserito in quel mondo, altrimenti non sarei così preciso e realistico nelle descrizioni.
U: Abbiamo visto che ti sei imbattuto anche in video riguardanti Chiara Ferragni e il mondo delle Fashion Blogger. Che cosa ne pensi di questo lavoro che sta spopolando al giorno d’oggi?
FC: Credo che quello della fashion blogger sia assimilabile al lavoro di chiunque utilizzi il web per divulgare contenuti. Tuttavia, il termine “fashion blogger” è entrato da poco nella nostra società ed è abbastanza preso di mira. Io credo che Chiara abbia fatto un percorso completamente diverso da quello di altre blogger di moda. Appoggio questo lavoro, se fatto bene, vale a dire con raziocinio e con un fine specifico. Chiara Ferragni, in particolare, ha sempre avuto un fine commerciale; si è sempre concentrata sulla produzione e sulla realizzazione di quello che piace a lei nell’ambito della moda. Se uno lo fa così, tanto per, può anche starci, ma credo sia meglio avere un fine ben preciso.
U: Tornando al tuo tema principale: l’università. Ci sorge spontaneo chiederti se tu sei davvero quello che reciti nei video. In realtà come affronti i tuoi esami?
FC: Non lo avreste mai detto, ma io sono sempre molto preparato agli esami. Soffro particolarmente di ansia, sia prima degli esami che prima degli spettacoli, perciò cerco sempre di gestirla preparandomi molto bene all’appuntamento. Di solito, per un esame, cerco sempre si avere quei due o tre macro-argomenti preparati alla perfezione, soprattutto se si tratta di un orale. Infatti, se mi chiedono altro, io rispondo con quelli lì, anche se la domanda riguardava tutt’altro. Questo è quello che mi ha sempre tranquillizzato e un po’ salvato. Per il resto, sono anche stato bocciato tante volte, ho dovuto dare un esame ben cinque volte, nonostante sapessi i miei macro-argomenti. Quindi qualche volta questo metodo è stato fallimentare.
U: Dato che sei nel mondo dell’università da diverso tempo, che consigli ti senti di dare a chi vive in una situazione di ansia proprio a causa dello studio?
FC: Questo è sicuramente un tema molto importante e quotidianamente ricevo molti messaggi in merito. Ovviamente è una cosa molto personale ed è estremamente difficile generalizzare. Secondo me, bisogna capire veramente da che cosa sono generate le nostre ansie, se derivano effettivamente dall’impegno universitario o no. Capita a volte di privarsi di molte cose e di trovare come pretesto lo studio, perché l’università si presta molto ad incanalare i problemi, quando invece la realtà dei fatti è un’altra. Bisognerebbe, innanzitutto, essere molto sinceri con sé stessi ed aprirsi all’accettazione della verità.
U: Tutti abbiamo o abbiamo avuto dei dubbi sul nostro percorso universitario. Come fare a capire se può essere la strada giusta per te? E come poter tornare indietro se si capisce che quella non è la strada giusta?
FC: Questa è un’altra domanda che mi viene fatta spesso. Partiamo dalla scelta, perché avere una scelta chiara in testa sin da subito non è indice di tranquillità. La realtà è diversa dalla fantasia, quindi molto spesso quello che ci aspettavamo non corrisponde effettivamente a quello che è. Quindi informatevi fin dall’inizio sul percorso che volete intraprendere e siate sinceri con voi stessi. Vi porto l’esempio di un mio amico, che ha sempre voluto fare giurisprudenza da quando era piccolino; alla fine si è iscritto a ingegneria, perché ha capito che quello degli studi giuridici non era affatto il percorso per lui. Secondo me, nel caso in cui uno non avesse la benché minima idea di che percorso intraprendere, dovrebbe agire per esclusione e comprendere cosa sicuramente non vuole fare. Pian pianino escludendo, la scelta diventa più semplice. Io dico sempre che sia meglio perdere un anno adesso, cambiando facoltà, piuttosto che perdere tutta la vita per una scelta completamente sbagliata. Ognuno ha il suo tempo e questo va rispettato ed accettato.
U: Sappiamo che sei in tour con “Le mille e una laurea”. A questo punto la domanda sorge spontanea: ma tu sei più ansioso prima di uno spettacolo o prima di un esame?
FC: Assolutamente prima di uno spettacolo. Quando fai uno spettacolo e chiedi alla gente di acquistare un biglietto, automaticamente crei un’aspettativa in chi esce di casa per venirti a vedere. Prima di un esame non mi aspetto neanche io qualcosa da me stesso, non ho nessuna aspettativa nei miei confronti. Durante uno spettacolo cerco di dare tutto me stesso, fino alla fine. Quindi sicuramente è l’appuntamento che mi genera più ansia, ma anche più soddisfazione.
U: Credi che l’università rimarrà per sempre il tema principale della tua comicità o ritieni che crescendo, anche i temi che tratti cresceranno con te?
FC: Questa è una domanda che mi pongo spesso. Siamo sempre in bilico sul fatto di cavalcare l’onda o se uscire da questo giro. Credo che valga la pena fare quello che ci piace fare, finché sarò in grado e mi piacerà parlare di università, lo farò. Secondo me la gente percepisce se tu sei credibile o meno dalla voglia che hai di farlo, non dalle disposizioni che ti sei dato. Magari tra vent’anni non esordirò più con “hi guys” e troverò un modo di renderlo in una chiave diversa, come ho fatto con l’emoticon “XD”. Dieci anni dopo la gente mi scrive “XD” nei messaggi e suona strano, perché è una tendenza che ho rivisitato interamente io. Tendenzialmente non mi impongo nulla, ho sempre prodotto materiale molto diverso. In futuro continuerò ad agire molto liberamente e farò quello che mi andrà, sempre in maniera molto artistica.
U: Dato che ti sei laureato da poco, credi che in futuro lavorerai in un ambito inerente ai tuoi studi o magari continuerai con la comicità?
FC: Io ho davvero dedicato tantissimo tempo a questo progetto, un po’ come fanno gli agonisti con lo sport. Molte volte l’ho fatto diventare la priorità della mia vita. In realtà, finita la triennale, ho capito quanto mi piaccia la storia dell’arte, tant’è che sono iscritto alla magistrale di critica d’arte. Ho capito anche quanto non mi dispiacerebbe un domani parlare di arte in un libro, in una rivista o in uno spettacolo. Sono due piani che provo a portare avanti parallelamente, senza che uno escluda l’altro.
U: Questa domanda riguarda una questione abbastanza critica per noi fuori sede: la cucina universitaria. Vuoi dirmi che tu in sessione cucini davvero?
FC: Vi ricordo che sono un Caccamo, quindi il sangue terrone per la cucina ce l’ho. Sono più propenso a cucinare se c’è qualcun altro, infatti invito persone apposta, per cimentarmi nella cucina. Non mi dispiace affatto cucinare, quindi mi ritengo un po’ fuori dalla media dell’universitario comune. Molte volte mi è capitato di andare a mangiare a casa di altri studenti e, nella maggior parte dei casi, il cibo sapeva effettivamente di plastica.
U: Hai qualche consiglio da dare a noi, fuori sede, per affrontare la lontananza da casa?
FC: Forza e coraggio! Quando le cose non vanno bisogna guardare da un’altra prospettiva, tentare il più possibile di trovare i lati positivi di una situazione. Il fuori sede deve pensare a quanto si sta guadagnando ora in termini maturità, perché se la deve cavare da solo. E sapere che quello che un fuori sede impara in tre anni equivale a quello che una persona qualsiasi imparerebbe in dieci anni, dovrebbe essere un motivo di grande orgoglio. Poi casa è casa, il pacco da giù e il ritorno nella propria città, dopo tanto tempo, rimangono delle sensazioni fantastiche.
U: Molti ritengono che la loro vita fosse migliore ai tempi del liceo, altri invece credono che la vita universitaria li abbia realizzati in tutto e per tutto. Da liceale hai sentito lo stacco con l’università? Sei riuscito a realizzarti con l’università o lo eri già prima?
FC: Per me è stato molto difficile piombare nel mondo dell’università. Ho avuto una vita al liceo meravigliosa e la ricordo sempre con tantissima gioia. Anche perché la mia triennale è stata veramente tosta, sono stati quattro anni, anziché tre, cinque traslochi, l’arrivo della pagina e della notorietà; quindi è stato tutt’altro che un percorso tranquillo. Da piccolino non pensavo neanche di intraprendere il percorso universitario, non credevo assolutamente che avrei continuato a studiare, tantomeno che l’avrei fatto con passione.
U: Sappiamo che uscire dall’ambiente universitario è sempre un passaggio carico di malinconia. Cosa pensi che ti mancherà di più della vita universitaria una volta uscito?
FC: Sicuramente suonerà strano, ma mi mancherà tantissimo lo stimolo a passare un esame. Sentirò la mancanza di quella preparazione costante e della concentrazione in funzione di un appuntamento specifico. Mi accorgo, già adesso, che quando non studio da un po’ di tempo sono più lento ad apprendere i concetti, sarà anche la vecchiaia. Per il resto,non saprei dire, perché ho sempre vissuto l’università da non frequentante.
U: Che cosa pensi di chi, come te, non frequenta le lezioni. Credi che se avessi frequentato le lezioni, sarebbe cambiato qualcosa nella tua vita?
FC: Guarda ho sempre fatto così tanto d’altro che non sarei mai riuscito a star dietro all’impegno quotidiano delle lezioni. Quindi no, non rimpiango il fatto di non aver seguito i corsi da frequentante.
U: Oggi siamo tutti un po’ facilitati nel girarci gli appunti o gli schemi, grazie ai vari mezzi di comunicazione di cui disponiamo. Tu hai una rete di contatti, grazie alla quale riesci a recuperare facilmente il materiale da studiare?
FC: Assolutamente la conoscenza, in termini di amicizie, è tutto. I consigli degli altri su un esame o sul modo di agire di un professore fanno sempre piacere. Questo network di persone che mi sono creato agli inizi mi ha sempre supportato, arrivando anche ad andare a lezione a posto mio. Sicuramente meglio chi ti passa gli appunti di chi ti tiene il posto in biblioteca, che poi chi lo ha fatto con me non è mai stato davvero troppo efficiente nel compito, dato che per tenermi il posto ha utilizzato una penna.
U: Tornando al tuo spettacolo, sappiamo che il 21 febbraio sarai a Bologna, al teatro Celebrazioni, con “Le mille e una laurea”, ti andrebbe di anticiparci qualcosa?
FC: Lo spettacolo che ho in programma è un’esposizione a mille della pagina. La cosa più bella è sentire la gente che dice “in teatro è cento volte meglio dei video”. Ci saranno Chiara Ferragni, i canti della chiesa e tutti gli altri grandi successi. Inoltre, la caratteristica dello spettacolo dal vivo è che interagisco molto con la gente, chiedendo e scherzando sulle loro facoltà. C’è un pezzo sulla segreteria dell’università, dove succede una cosa fantastica con il pubblico che non vi posso svelare. Parlo del giorno della mia laurea, del chiedere la tesi, di vuoi fuori sede, dei trasporti, dell’Erasmus e degli Erasmus. Il finale è molto importante per me ed è molto personale, ma vi invito a venire a vederlo.
U: In chiusura ti andrebbe di raccontarci un aneddoto sulla tua facoltà?
FC: Questa cosa, che vi sto per raccontare, è accaduta a giugno dello scorso anno, al mio terz’ultimo esame, letteratura italiana. Negli ultimi anni non mi è mai capitato che un professore mi riconoscesse, magari è successo che gli venisse detto da qualcuno. Arrivo in quest’aula strapiena ed entrano il professore e gli assistenti. Iniziano a chiamare ad uno ad uno per andare in cattedra, mostrare i documenti, firmare e ritirare il foglio. Quando chiamano il mio nome, il professore, incredulo, inizia a chiedermi al microfono se fossi io quello dei video su Youtube. Io rispondo di sì e lui continua dicendomi che un video in particolare lo aveva fatto morire dal ridere. Alla fine, invece di iniziare l’esame, il professore ha proiettato sullo schermo il mio video; inutile dire che avevo addosso l’odio di tutte le persone ansiose in attesa di iniziare l’esame. Io, accanto al professore, volevo sotterrarmi e lui guardava gli assistenti tutto compiaciuto, completamente ignaro del momento di imbarazzo che aveva creato. Finito il video sono tornato a posto e ho preso un gran bel votone, anche se inizialmente volevo sparire.
Intervista di: Francesca Franchin e Lisa Boldrini.
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