In collaborazione con RadUni e in occasione del progetto "Il mondo che vogliamo. Storie e percorsi di accoglienza e diversità attraverso il sostegno a distanza" e della XIX settimana di azione contro il razzismo.
La nostra storia è ambientata nel centro Case Italia-Cina di Ravenna. Il progetto
case Italia-Cina conta tre centri in Emilia-Romagna: il primo è stato fondato a
Savignano sul Rubicone nel 2003, gli altri due si trovano a Rimini e a Ravenna.
I centri sono doposcuola per minori cinesi in cui si svolgono attività di aiuto
con i compiti, di insegnamento delle lingue italiano e cinese e attività
ludiche, sportive e culturali. Lo scopo è di facilitare l’integrazione di
bambini che sono stati catapultati in una realtà sconosciuta e,
contemporaneamente, riconnetterli alle loro radici culturali. La storia di
Chen, un ragazzino cinese che frequenta le medie, inizia proprio in uno di
questi centri. Chen è un ragazzo freddo, distaccato, che tende a isolarsi.
Frequenta il Centro per imparare il cinese (l’italiano lo parla alla perfezione
e non ha bisogno di aiuto scolastico). Non è interessato alle attività ludiche
e non permette ai volontari di avvicinarsi emotivamente. Per quasi un anno i
volontari del centro tentano di rompere il ghiaccio che Chen riveste come
un’armatura. I suoi problemi, oltre che emotivi, sono anche scolastici: rischia
infatti la bocciatura a causa delle numerose assenze. I volontari tentano
diversi approcci, costruendo una rete di supporto che coinvolge la famiglia, la
scuola, la pediatra e la neuropsichiatra del ragazzo. I risultati sono lenti a
mostrarsi, ma alla fine arrivano: Chen inizia ad aprirsi, a mostrarsi
vulnerabile, e dopo un lungo percorso di crescita trova un nuovo scopo e una
nuova motivazione all’interno del Centro.